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Calcio Graffiti: racconti di un calcio che non c'è più

Un tuffo nel passato, con illustrazioni romanzate di personaggi e abitudini, che hanno fatto la storia di un paese e non solo



"Nostalgia: il ricordo delle cose passate".

Così l'ha definita in una delle sue celebri frasi William Shakespeare.


Tutti noi abbiamo un po' di nostalgia quando rivediamo le immagini della partita valida per gli Ottavi di finale dei Campionati del Mondo a Usa '94 (Nigeria-Italia), o quando risentiamo la voce di Sandro Ciotti nell'indimenticabile programma radiofonico "Tutto il calcio minuto per minuto".


Per non parlare delle uscite egocentriche dell'ex presidente del Perugia Luciano Gaucci o del Foggia 1991-1992 di Zdenek Zeman, con Signori, Baiano e Rambaudi, ed altri tantissimi aneddoti e ricordi legati a questo fantastico sport che è entrato dentro alla nostra cultura da più di un secolo.


Tutto questo possiamo riviverlo e ritrovarlo grazie alle illustrazioni e ai racconti di Antonio Interesse e Fabio Montingelli.


ULA BIANCA: Antonio e Fabio, due amici con una passione in comune per il pallone. Che cosa fate nella vita e come vi siete conosciuti?

ANTONIO INTERESSE: Eravamo colleghi. Lavoravamo insieme per una società di telecomunicazioni. Adesso le nostre strade lavorative si sono separate. Io (Antonio) insegno in una scuola superiore mentre Fabio continua a lavorare per la stessa azienda.


UB: Come e quando nasce Calcio graffiti?

AI: Io mi sono sempre dilettato nella scrittura mentre Fabio nelle illustrazioni. Un giorno d’estate ho chiamato Fabio e gli ho chiesto se potevamo unire queste passioni alla passione comune per il calcio. Fabio si sarebbe occupato del disegno e io dei testi. E così, quasi per gioco, è nato Calcio Graffiti


UB: Perché la scelta di questo nome?

AI: Il nome ha due significati: graffiti come il ricordo di un calcio che non esiste più e graffiti

come le illustrazioni di Fabio.


UB: Oltre al calcio, quali sono gli argomenti che trattate?

AI: Trattiamo di calcio e tutto ciò che lo circonda. Inventiamo racconti sul pallone che parlano del nostro legame col calcio e della nostra infanzia (la schedina, le partite di calcetto, il fantacalcio), ci occupiamo degli stadi cercando di parlare delle città che li ospitano, abbiamo una rubrica in cui creiamo false figurine Panini su personaggi che incidentalmente incrociano il mondo del calcio (Verdone, Fantozzi, Moana Pozzi, Aristoteles).


Abbiamo anche inventato un romanzo a puntate sulla storia di un calciatore: dalla nascita al ritiro. Inoltre abbiamo anche una rubrica sullo sport dove parliamo dei personaggi più iconici dello sport in generale.

UB: Quanto manca agli italiani il calcio quello con la "C" maiuscola, puro spettacolare e pieno di personaggi iconici?

AI: Si gioca, non solo in Italia, un calcio molto atletico dove la prestanza fisica è parte fondamentale. Probabilmente prevale una sorta di omologazione sia a livello tecnico che di personalità. I grandi giocatori degli anni 80 (Maradona, Platini, Matthaus) avevano una personalità straripante che si rifletteva anche sul campo.


Oggi si stenta a vedere qualcosa di simile. Però l’ultimo anno fatto di stadi spesso gremiti fa sperare che il pallone possa tornare ad essere la rappresentazione di un popolo, un rito laico in cui gli italiani rivedono se stessi.


UB: Tornando indietro a quando l'Italia era al vertice di questo sport, cosa provate nel vedere com'è oggi ? 

AI: Il calcio italiano vive in un momento di grande confusione dal punto di vista tecnico e gestionale. C’è molta rabbia nel vedere che il giocattolo si sta rompendo spesso per


interessi di parte. Il calcio potrà sopravvivere solo se continuerà ad essere il sogno di un bambino che gioca col suo pallone nel cortile di casa perché è sulla passione della gente che si fondano anche i successi economici.


Bisogna investire sulla passione della gente!


UB: Se doveste scegliere tre figure del panorama calcistico italiano di quegli anni, chi scegliereste?


AI: Per primo diciamo il più scontato: Maradona. È stato per noi il genio in assoluto. Lo scugnizzo che usciva dalla povertà per conquistare il mondo grazie alla bellezza del suo calcio.


Secondo: Carlo Mazzone. Verace, sanguigno, passionale, Ci ricorda perché amiamo così tanto questo sport.


Per ultimo dico un programma e i suoi giornalisti: Sandro Ciotti, Enrico Ameri e compagnia. Nell’epoca in cui non esisteva la Serie A in tv, riuscivano a raccontare il calcio in modo rigoroso e creativo. Alimentando i sogni dei tifosi.


UB: Un ricordo calcistico che avete a cuore particolarmente?

AI: Italia 90. La nostra infanzia, i caroselli, le notti magiche. Il sogno di un mondiale infranto.


UB: Che personaggio vedreste bene fra qualche anno nelle vostre rubriche di racconti? E perché?

AI: Amiamo personaggi non omologati. Per esempio Kvaratskhelia ci sembra un personaggio degno di un racconto. Fuori dallo star system, personalità debordante, giocatore tecnico e potente, intelligenza tattica. Quasi naif per i suoi tempi. Meriterebbe un racconto.


UB: Calcio e romanticismo forse abbiamo la necessità di rimanere collegati con questo sentimento?

AI: Il calcio senza la passione romantica diventa uno sport come tutti gli altri. Invece alimenta

la nostra irrazionale parte passionale, per questo lo amiamo così tanto. Se si trasformerà in un normale contenuto per le piattaforme televisive sarà destinato a sparire.


UB: Ecco il perché la gente apprezza molto il vostro lavoro e i vostri racconti. Oggi si parla solamente di soldi, sponsor, calciatori strapagati e sponsor mega galattici. In verità siamo sempre gli stessi, che sognano fin bambini di correre dietro ad un pallone per arrivare magari, da grandi, ad essere come i propri beniamini.  È uscito da poco il vostro libro "Calcio Graffiti", ci fareste una piccola presentazione?

AI: Il libro è un viaggio nella nostra memoria di malati di calcio, in cui raccontiamo un calcio

che non esiste più. Con i calciatori, gli allenatori, le partite indimenticabili, i giornalisti. E poi

lasciamo spazio ai racconti di fantasia legati al mondo del pallone (la schedina,


la partita di calcetto, la radio). Abbiamo l’ambizione attraverso il calcio di raccontare noi stessi e la nostra inestinguibile parte passionale.


UB: Come scegliete i vostri progetti? E qual è il processo creativo?

AI: La scelta è varia. Delle volte scegliamo personaggi iconici, altre volte cerchiamo storie più di nicchia degne di un racconto. Sorprendentemente alcuni post “minori” hanno un successo maggiore.


Uno dei nostri post più seguiti è stato quello sul “Castel di Sangro”. Le favole calcistiche sono solitamente le più romantiche. Per la creazione dei post cerchiamo di capire come rappresentare una storia e ne decidiamo il disegno e il testo sempre insieme.


UB: I Social media, la tecnologia se usati bene possono dare una visibilità enorme al movimento calcio e a raccontare quello che è stato. Qual è il vostro punto di vista a riguardo?

AI: I social permettono anche a normali appassionati come noi di approfondire le proprie passioni e di farsi conoscere. Senza i social i nostri disegni e i nostri scritti sarebbero rimasti confinati nell’ambito degli amici e dei parenti. Il rischio è quello dell’eccessiva omologazione. Molte pagine dedicate al calcio sono tremendamente uguali e ripropongono

sempre gli stessi contenuti. Un copia e incolla preoccupante. I social sono una straordinaria risorsa da usare con cautela.


Questo amore per un calcio lontano forse può derivare dal fatto che la gente si sente sempre meno parte del calcio contemporaneo. Partite in orari diversi, su piattaforme tv differenti, calciatori sempre più lontani dall'immaginario collettivo della bandiera. Questi sono solo alcuni dei motivi per la quale un gran fetta di popolazione si sente attaccata ancora al calcio di una volta.


Forse perchè ci sentiamo ancora parte di un sistema che si è evoluto troppo in fretta e in maniera così drastica.


Possiamo intanto gustarci questa fantastica raccolta di Calcio Graffiti e per qualche minuto tornare ad essere parte del magico mondo del "calcio di una volta".


》Calcio Graffiti


Facebook: Calcio Graffiti


 

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